mercoledì 29 maggio 2013

Uno

Il bebito ha un anno.
Un anno, ci pensate? E’ passato già un anno! Cioè io-ho-un-bambino-di un anno. Un anno!
Occhei adesso smetto.
Il bebito, comunque, ha festeggiato il suo primo compleanno. Ed ha un anno.

L’idea era quella di festeggiare, sotto un gazebo rosso, con le bandierine, lo sciroppo alla frutta, i bambini dei vicini, le canzoncine e tutto il companatico.
Dovevamo essere una trentina di persone: i nonni, gli zii, gli amici, i vicini di casa, gli altri amici con i bambini, i vicini di prima e ancora gli amici.
Poi è successo che mio padre ha avuto un malore (niente di grave, eh!) e ha pensato bene di non venire, a mia zia è uscito un ascesso in bocca grosso così, che si è svegliata la mattina e sembrava Shrek, una mia amica è dovuta partire per un’emergenza e ….il bebito si è ammalato (di nuovo). Il tutto costellato dalla pioggia e dai, circa, sette gradi di temperatura esterna.
Abbiamo così deciso di invitare solo gli “aficionados” e di festeggiare tra le nostre quattro mura, pur avendo il bebito malatino (e il nonno paterno con il mal di pancia.).
Della serie: a noi la sfiga ci fa una pippa. Noi festeggiamo lo stesso. Tié!
Poi è andata a finire con la TV accesa sulla Formula 1 e gli amici tutti partiti alle tre. Me l’immaginavo un po’diversa, ma vabbé.

Il bebito ha ricevuto moltissimi regali, di tutti i generi e tipi. E questo è stato per noi un ottimo spunto di riflessione.
Ci siamo chiesti: come possiamo difendere il nostro bambino dal consumismo? E poi, lo si può veramente difendere? voglio dire, è veramente possibile difendersi dal consumismo?

Ora, voi starete pensando che io sia un po’ svalvolata a pormi delle domande del genere poco dopo il compleanno di mio figlio. E un po’ lo sono, lo ammetto. E poi stanotte è stata un'altra nottata alla Guantanamo Bay, ovvero mezz’ora di sonno e un’ora di sveglia, mezz’ora di sonno e un’ora di sveglia, mezz’ora di sonno e un’ora di sveglia. Potrei andare avanti. Ma non lo faccio.
Quindi può darsi che io non sia propriamente lucida.

mercoledì 22 maggio 2013

Zucchini si diventa


La Svizzera è un paese a dir poco particolare. Quattro lingue, quattro culture, ventisei cantoni (no, non quattro!), innumerevoli dialetti, tante montagne.
Io sono nata e cresciuta in Ticino, ho vissuto tanti anni in Italia, ho due passaporti e mi sento un po' di qua e un po' di là da ormai tutta la vita. C'è da dire che mai mi sarei aspettata di venire a vivere qui, al nord delle Alpi, nella terra degli svizzero tedeschi. E mai mi sarei immaginata di farci nascere pure un bambino (e vabbé, diciamo che sono stati i casi della vita a spingerci fino a qui e noi non ci siamo opposti. Giusto per chiarire le cose).
Sta di fatto che, nonostante io viva nel paese dove sono nata, mi senta di fatto un'espatriata, una specie di straniera in patria. Perché? Perché per ricostruire qui la mia quotidianità ho dovuto fare un bel percorso di adattamento e integrazione...e perché qui al nord delle Alpi ci sono alcune cose che sono un tantinello diverse rispetto al sud (a partire dalla lingua, naturalmente).

mercoledì 15 maggio 2013

Anche l'occhio vuole la sua parte

Ora, non è che io sia una fissata con l’estetica. Mettiamo le cose in chiaro.
Però anche l’occhio vuole la sua parte.
Care amiche e amici della Leche league, io vi stimo veramente tanto. Il vostro manuale “l’arte dell’allattamento materno” è stato per me una vera è propria bibbia (tant’è che ce l’ho sia in italiano che tedesco..anche se il secondo l’ho trovato per strada “gratis zum mitnehmen”). Sono iscritta alla vostra pagina facebook nella quale pubblicate spesso informazioni molto interessanti. Mi sono anche fatta socia, con tanto di quota da sostenitrice. Conosco diverse persone che hanno preso contatto con una delle vostre consulenti per l'allattamento e sono state concretamente soddisfatte.
Una cosa, però, ve la devo dire.
La grafica dei vostri libri è agghiacciante. Gli invii cartacei che fate ai soci non ci risparmiano di caratteri ridicoli tipo “cominc sans” o di foto in bianco e nero fotocopiate (male). La foto della vostra pagina facebook è inquietante (nello specifico una tetta turgidona e tatuata con annesso un bimbo con bocca spalancata, protratto in avanti).
Cioè ad esempio, parliamo proprio “dell’arte dell’allattamento materno”. Dai, diciamo le cose come stanno, già la copertina basterebbe.
Ma non sapete cosa c’è dentro! Foto vintage, di simpatiche mamme very 80s, cotonate e in vestaglia. Padri pelosi e baffuti che stringono al petto pargoletti. Testimonianze di mamme scritte con qualche altro carattere assurdo. Il titolo poi sembra fatto con il “wordart”.
Detto così può sembrare simpatico, però io un libro così non l’avrei mai comprato (è che me l’hanno consigliato, e meno male). Che ne dite, anni a lavorare nella comunicazione mi hanno traviata?
So bene che la sostanza è più importante dell’apparenza eccetera eccetera. Però un bel libro merita anche una bella impaginazione, una bella copertina e magari delle belle foto (ne basterebbero anche molte meno, care amici e amiche della Leche league). Qui la grafica sembra fatta “dall’amico mio che sa usare il computer “ e le foto “da quell’altro amico mio che c’ha la macchina fotografica bella e la moglie che allatta i figli in tandem”. Per intenderci.
Se poi vi capitasse di sfogliare “genitori di giorno e di notte” di William Sears (altro libro che in realtà consiglio) tenetevi forte.
Un giorno ho mostrato entusiasta i due libri ad un’amica. Lei mi ha fatto gentilmente notare che il mensile “La torre di guardia” dei Testimoni di Geova è graficamente molto più accattivante. Questo me l’ha detto dopo aver esclamato “ma che roba è?”.

Quindi cari amici della Leche league, forse effettivamente sono io che esagero. Lo so che i costi di queste cose sono sempre molto alti e che ci sono cose ben più urgenti nelle quali investire i soldi. Però, dai, pensateci su. Al massimo fate qualcosa di neutro. Ce l’avrete un amico che sa usare bene il computer, no?

P.s. Questo post è nato dopo aver ricevuto l’ultima corrispondenza da parte della Leche league
P.s 2 Appena ho finito di scrivere questo post mi hanno suonato alla porta. Era Oronzo, che in un perfetto italiano, volevo parlarmi della Bibbia. Non scherzo. Nemmeno sul fatto che si chiamasse Oronzo.

venerdì 10 maggio 2013

Malanni

Non scrivo da un po', ma vi assicuro che ho la scusa pronta. E vi assicuro che sono giorni che cerco di scrivere qualcosa. Senza successo.
Che i bambini si ammalino spesso, è cosa risaputa. Certo che non pensavo capitasse proprio così spesso.
Siamo da poco scampati alla varicella ed eccoci di nuovo qui, io, lui e la primavera fuori dalla finestra. Sto per scrivere un altro post sulle malattie? Avete fatto centro.

Non mi dilungherò molto sulla sintomatologia, vi dico solo che qui c'è tanta febbre, tanti pianti e patemi d'animo (della mamma, del papà e del povero e dolorante bebito). Sto passando i pomeriggi con il bebito spalmato addosso, tipo pelle d'orso o, meglio, tipo koala. Anche quando vado in bagno.

Lunedì prendo appuntamento dal pediatra, insospettita dal fatto che il bebito, oltre ad avere la febbre alta, è molto sonnolento e si tocca le orecchie. Mi sento un po' scema quando al telefono dico "vorrei venire perché mi sembra che dorma un po' troppo". Mi fissano l'appuntamento per il giorno stesso e mi comunicano che il pediatra che l'ha visitato l'ultima volta, non c'è. La notizia mi tira su un po' il morale (il medico in questione è uno che ti liquida in 5 minuti anche con la lebbra, ha novant'anni e i capelli tinti).
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