sabato 27 ottobre 2012

La crisi del portare

Portare il proprio bambino in una fascia portabebé è la cosa più bella che ci possa essere. Ok, forse sto esagerando. Però è una cosa talmente bella e, diciamo la verità, talmente pratica che faccio fatica a capire come possa esistere maternità senza il portare.
Ho portato il bebito in fascia praticamente da quando è nato. All'inizio lo ammetto è stato difficile: la fascia lunga (e per lunga s'intendono circa 5 metri di tessuto) non è che sia proprio gestibile, e ci sono volute parecchie settimane di assestamento. E sempre all'inizio ci sono dei momenti in cui ti vien da dire "ma cosa lo faccio a fare": quando la legatura non ti viene bene, quando dopo 10 minuti ti ritrovi il bebé alle ginocchia o con la testa tutta da un lato, quando non riesci proprio ad infilarcelo e tu devi uscire, quando non sai come vestirlo e hai paura che abbia caldo, quando fuori ci sono trenta gradi. Eppure abbiamo superato tutti gli scogli (e per abbiamo intendo io e il papà, per il bebito è stato amore dal primo istante, senza scogli da superare).

sabato 13 ottobre 2012

I soldatini


Il trasloco è fatto e io sono di nuovo in rete. Ci sarebbero tanti post arretrati che aspettano di essere conclusi. Ora però devo proprio scrivere questo.
Mi è capitato recentemente di sentire una conversazione sul tram:
  • Signora, come stanno i suoi nipoti?
  • Bene, bene, vedesse come sono obbedienti. Basta che la mamma faccia un “cip” e loro scattano! Come sono bravi
E di recente mi è capitato anche di riflettere sul mondo in cui viviamo o meglio sulla società in cui viviamo.
Che fine ha fatto il nostro senso critico? Che fine ha fatto la nostra capacità di fare delle domande?
Ogni giorno la nostra società progredisce, nella sua frenesia consumistica. Ogni giorno che passa poteri molto più grandi di noi, prendono delle decisioni che ci riguardano da vicino, che cambieranno inesorabilmente il nostro quotidiano. E noi? Noi non ce ne accorgiamo, o meglio facciamo finta di non accorgercene. Facciamo finta di non sapere che in fondo viviamo in un sistema economico ormai totalmente schizofrenico, dove per il benessere di alcuni siamo pronti a sacrificare molto altro. A sacrificare e a sacrificarci. E allo stesso tempo facciamo finta (oppure proprio non ci accorgiamo) di non vedere che questo sistema non potrà funzionare a lungo, che presto le risorse finiranno, che presto tutti gli abitanti della terra vorranno consumare: vorranno il telefonino, la televisione, la macchina. E che non ce ne sarà per tutti.
Il potere, che sta ben sopra di noi, decide cosa, come e perché farlo. E spesso ci rendiamo conto che siamo totalmente all'oscuro di quello che succede veramente, nelle stanze dei bottoni, come se noi , considerati proprio come “bambini”, fossimo troppo stupidi per capire. O forse è meglio non farci capire. Forse è meglio farci credere di poter fare ogni cosa, farci credere di essere liberi.
Infatti siamo liberi. La libertà è la grande bandiera sventolata dal potere. Siamo liberi di fare più o meno tutto. Soprattutto siamo liberi di comprare. Siamo liberi di lavorare, di fare spesso lavori che non ci piacciono, che ci annoiano, che ci stufano che ci succhiano la vita. Eh già, però bisogna lavorare, sempre di più, sempre più a lungo. Bisogna, perché altrimenti non possiamo pagare l'affitto, il cibo, le tasse, le cose. Eh già, le cose. Quanto del nostro gruzzolo se ne va via in cose? Cose magari che non ci servono a niente, ma che servono a compensare il tempo perduto nel lavoro. Che servono a farci sentire di avere ottenuto qualcosa, di essere liberi. Cose che in qualche modo pretendono di farci felici. Però cara grazia che lo abbiamo, il lavoro, perché con questa crisi...
E poi ad un certo punto uno si chiede. Ma com'è che siamo finiti in questa situazione? Chi e perché ha fatto del soldo il nostro nuovo dio?
Ok adesso la smetto. Forse ho un po' perso la bussola in mezzo al trasloco. Ma provate davvero per un momento a farvi una di queste domande. Sembrano domandine un po' banali. Ma vi assicuro che le risposte saranno tutt'altro che ovvie. Anzi, finirete per scervellarvi e per trovare solo risposte parziali e frammentarie.
Eppure ci fidiamo, convinti (forse non troppo) che il potere farà il nostro bene. E che se tutto è sempre andato avanti così, allora è giusto così.
In fondo eravamo bambini obbedienti e siamo diventati adulti obbedienti. Abbiamo imparato presto a non farci troppe domande, a stare composti e a non mettere in discussione nessun tipo di autorità, a non scegliere liberamente.
Ecco.

Il mestiere di madre, e di genitore in generale, non è più un mestiere, perché tendenzialmente non ha nessun tipo di riscontro finanziario.
Ma abbiamo la possibilità di aiutare i nostri figli a diventare degli adulti consapevoli, con senso critico. Abbiamo la possibilità di fare dei nostri figli delle persone libere, delle persone che non si accontentano del “perché sì” come risposta.
Quindi, faccio un appello a mamme, nonne, zie, papà, zii&Co.: non fate dei bambini dei piccoli soldatini. Non fate dei bambini dei “bravi bambini”, non pretendete da loro cieca e inutile obbedienza. Sappiate che loro sono nati liberi. E che forse loro cambieranno il mondo.


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